Il testo Quale disabilità è il primo testo italiano che affronta il tema dei Disability Studies ed è il frutto di una riflessione e di una ricerca, ancora agli inizi, che tendono a collocare il tema della disabilità nella prospettiva culturale, sociale e politica: questa scelta è oggi essenziale perché permette di uscire da una rappresentazione che riduce la disabilità al deficit, alla riabilitazione e ad un’azione educativa essenzialmente compensativa.
Infatti le questioni relative all’inclusione o all’esclusione delle persone disabili non possono essere disgiunte dai processi di coesione o dissociazione sociale: il modo in cui la società situa e tratta il disabile non è indipendente dal modo in cui costruisce vincoli o li dissolve.
Per tale motivo diventa importante indagare l’evoluzione del concetto di disabilità nel suo incontro con le diverse teorie ed organizzazioni sociali che hanno ispirato il concetto di normalità e patologia.
Questo approccio diventa occasione per entrare nelle variazioni di significato non solo storiche, ma anche culturali e politiche per interrogare il gesto sociale che definisce la partizione fra la norma e ciò che le è esterno con i conseguenti processi di stigmatizzazione, emarginazione ed esclusione.
Le partizioni messe in atto non sono, però, solo quelle della disabilità, ma anche quelle che si producono in relazione alle sessualità, al genere, alla razza; abilismo, sessismo, razzismo sono solo alcuni dei termini che individuano le assiologie che un pensiero critico si propone di decostruire.
In questa prospettiva non può essere ignorata l’analisi dei presupposti sui quali le società strutturano gli spazi per la disabilità, spazi che si tramutano prevalentemente in servizi costruiti sui vincoli della gravità, rischiando così di accentuare i processi di chiusura sociale.
Inoltre, un discorso sulla disabilità non può però essere sempre costruito da altri, un testo che ancora una volta interpreta ed esclude la voce di chi vive la disabilità: per questo motivo diventa necessario introdurre il tema dell’esperienza e della soggettività, tema che salda la società con il senso che la persona attribuisce a se stessa, alle norme e alla propria esperienza.
In questa saldatura si problematizza anche l’attuale interpretazione dell’integrazione, come processo razionale di adattamento, verso una visione più compiuta rappresentata dall’inclusione.
Il passaggio dall’integrazione all’inclusione non è però un passaggio lessicale, bensì teorico che trova nell’idea delle barriere alla partecipazione e all’apprendimento, di educazione per tutti senza distinzione fra disabili e non disabili, di capacità e di giustizia sociale i suoi presupposti fondamentali.