LE RISPOSTE DELLE FAMIGLIE E DEGLI ALUNNI/STUDENTI IN MERITO ALLA SCUOLA PRIMA E DURANTE IL LOCKDOWN

La ricerca è stata ideata e condotta da Roberto Medeghini, Giuseppe Vadalà e Fabio Bocci del Gruppo di Ricerca Inclusione e Disability Studies (GRIDS), appartenente al Laboratorio di Ricerca per lo Sviluppo dell’Inclusione Scolastica e Sociale del Dipartimento di Scienze della Formazione, Università di Roma Tre, avvalendosi della collaborazione del sociologo Walter Nanni (Caritas Italiana) e del Dott. Gianmarco Bonavolontà dell’Università Roma Tre. Come già indicato, l’obiettivo è stato quello di rilevare il rapporto degli alunni/studenti e delle loro famiglie con la scuola e il tempo libero durante il periodo faticoso del lockdown per la Pandemia Covid-19. La rilevazione ha coinvolto 5000 persone, alle quali riteniamo sia dovuta una sintesi delle risposte maggiormente significative.

LE RISPOSTE DELLE FAMIGLIE

 Coinvolgere le famiglie significa ascoltarle per potenziare la collaborazione con la scuola attraverso confronti positivi senza conflitti e senza l’utilizzo del potere. Quindi, risulta interessante leggere la vita scolastica ed extrascolastica degli studenti dal punto di vista dei genitori.

In classe prima e durante il lockdown delle figlie/i

Star bene in classe prima del coronavirus e la reazione alla chiusura della scuola hanno avuto in generale risposte diverse: “andare volentieri a scuola” e “le positività delle relazioni con le/i compagne/i” si posizionano rispettivamente al 85.7% e al 90%, mantenendosi anche nei diversi ordini scolastici. Le reazioni alla chiusura della scuola presentano, invece, risposte diversificate: secondo i genitori il 49.7% dei figli/e si sono dimostrati “non contenti e dispiaciuti” e il 35.9% “contenti e molto contenti”. In particolare, la chiusura delle scuole è stata accolta in positivo dagli studenti della Secondaria di primo grado (40.3%), mentre si sono dimostrati maggiormente dispiaciuti i figli/e frequentanti la scuola Primaria (52.8%). Fa riflettere il confronto tra le alte percentuali dell’“andar volentieri a scuola” e dello “star bene con compagni/e” orientati alle relazioni e dello stare insieme e le percentuali dei “contenti e molto contenti” della chiusura delle scuole che risentono del carico dell’apprendimento. Inoltre, è da sottolineare che la presenza di un disturbo di apprendimento o di una disabilità (che nell’economia di un’analisi complessiva dei dati vengono considerati come un’unica categoria) modifica la percentuale:

  • 70,5% dei genitori degli studenti con certificazione asserisce che i loro figli vadano a scuola volentieri (diversamente dalla media complessiva pari a 85,7%) e che il 23,5% ci vada poco volentieri (contro il dato complessivo pari a 9,5%);
  • il 79% sostiene che il figlio con certificazione si trova bene con i compagni e le compagne (diversamente dal dato sul campione complessivo che si attesta attorno al 90%), mentre il 17% sostiene si trovi poco bene nella relazione con le compagne e i compagni.

Difficoltà nell’apprendimento e nella didattica

Le difficoltà nell’apprendimento

Le difficoltà sono state divise tra difficoltà e Bisogni Educativi Speciali fra i quali sono inseriti anche gli alunni/studenti con DSA (42.94%) e con disabilità (7.47%). Le risposte a “Sua/o figlia/o ha difficoltà nell’apprendimento?” indicano in generale una percentuale di 13.4%: distribuendo le risposte tra i gradi delle scuole, si coglie una differenza tra primaria (11.6%) e la scuola di secondo grado (17,1%). Le risposte a “Figlia/o deve essere aiutata/o nei compiti?”, invece, indicano in generale che un quarto degli alunni necessita di aiuto.  Questo dato si ripresenta con la distribuzione nei gradi della scuola: infatti la scuola primaria evidenzia la necessità di essere aiutati nei compiti nel 28.5%, una percentuale del 23% nella secondaria di primo grado e il 13.6% nella scuola di secondo grado.

 Le difficoltà delle famiglie nella gestione della didattica

Le difficoltà

L’analisi ha rilevato il 92% delle difficoltà delle famiglie nella gestione della didattica. In generale, le cause principali vengono, qui, presentate in ordine progressivo dal primo al quarto livello: la quantità dei compiti, il tempo ridotto per seguire i figli nei compiti, il numero insufficiente dei dispositivi e alla difficoltà della connessione della rete La distribuzione nei gradi della scuola mostra, però, alcune differenze: le principali difficoltà nella scuola primaria sono, il tempo ridotto (37.8%) e la quantità dei compiti (30.6%); nella scuola secondaria di primo grado la quantità di compiti (31,2%) e il tempo ridotto (27.2%) con l’aggiunto della difficoltà della rete (23.8%); nella scuola secondaria di secondo grado, invece, si presentano difficoltà della rete (27.3%) e la quantità dei compiti (25.8%). Gli esiti indicano difficoltà simili nei tre ordini di scuola, ma che non si posizionano allo stesso modo: ad esempio, il problema principale della scuola primaria è il tempo ridotto, la quantità dei compiti della secondaria di primo grado e la difficoltà di rete della secondaria di secondo grado.

 I compiti

Un aspetto delle difficoltà è “rimanere nei tempi dei compiti indicati dagli insegnanti” la cui percentuale media delle tre scuole si colloca al 76.3%: il resto si distribuisce tra l’impedimento nel mantenersi nel tempo (5.3%), le risposte che non danno un parere (12.5%) e opinioni diverse (6.2). Analizzando quest’ultime, si trovano risposte che rientrano nella difficoltà a gestire il tempo dei compiti: “a volte riesco”, “non sempre”, “molta fatica”. Ciò indica che la percentuale del 5.3% dovrebbe aumentare, soprattutto in presenza della quantità, della difficoltà dei compiti e del tempo ridotto a disposizione delle famiglie.

 Come i genitori si organizzano durante il lockdown

I genitori seguono i suggerimenti dei docenti della primaria nel 48.77%, nel 42% della secondaria di primo grado, mentre nella secondaria di secondo grado si riducono significativamente al 23%. È evidente che quest’ultima differenza sia dovuta ad un’autonomia superiore la quale si presenta anche in altre modalità: ad esempio, i genitori con figli alla scuola primaria decidono i tempi dei compiti nel 27%, mentre nella scuola secondaria di primo e di secondo grado le percentuali si collocano rispettivamente al 5,9% e al 3,8%; inoltre, il consenso per la gestione dei compiti da parte dei figli si posiziona al 4.7% nella primaria e, rispettivamente, al 34.44% e 64.32% nelle scuole rimanenti. Nelle risposte aperte i genitori segnalano difficoltà nel far conciliare il tempo smartworking o il lavoro fuori casa con l’aiuto ai compiti e al video lezioni.

Gli aiuti degli insegnanti e le risposte delle famiglie

 “Gli insegnanti seguono e aiutano la figlia/o?”

I genitori sottolineano che l’intervento da parte di tutti gli insegnanti è solo il 56% e sommando le aree di “solo alcuni insegnanti” “solo uno insegnante” e “nessun intervento” degli insegnanti si trovano davanti alla percentuale circa del 40%: l’esito generale è similare alla distribuzione delle risposte nei diversi gradi delle scuole. I genitori hanno evidenziato che l’intervento limitato degli insegnanti è causato da: gli scarsi contatti diretti, l’organizzazione della didattica a distanza, la funzionalità dei dispositivi, la priorità di assegnare i compiti, la delega ai colleghi: in questa prospettiva viene meno sia l’aiuto che la personalizzazione.

“Come genitore quanto si sta sentendo aiutato dagli insegnanti?”

Molto spesso si fa riferimento alla collaborazione fra insegnanti e genitori: quale esito si è presentato in questo tempo del coronavirus? In generale, l’esito delle risposte positive sopra la sufficienza (10.90%) si colloca al 61.70% e il risultato della distribuzione nei diversi gradi delle scuole si presenta similare. Naturalmente le risposte sono positive e indicano la presenza di insegnanti che seguono gli alunni/studenti, attivando “contatti, aiuto, comunicazione, esercizi mirati…”.  Al contrario, quasi un terzo delle famiglie ha valutato negativamente le modalità utilizzate dagli insegnanti:” poca disponibilità, solo didattica, assenza di contatti e di relazioni, disorganizzazione e delega alle famiglie le spiegazioni dei compiti e dello studio…”.

I dispositivi

 “Quali modalità durante l’azione didattica?”

Questa domanda mette a confronto prevalentemente l’utilizzo dei video lezioni in sincrono e dei libri. Certamente la videoconferenza è utile per le lezioni, ma quanto vengono utilizzati i libri?In generale, le video lezioni in sincrono sono utilizzate per l’82.52% e le video lezioni registrate dall’insegnante per 11.11%: sommati arrivano al 93.63%. Quest’ultimo dato lo si trova nella secondaria di primo e secondo grado con rispettivamente il 98.43% e il 97.52%., mentre la percentuale della primaria si colloca al 88% assieme alla percentuale del 24% del video lezione registrati dagli insegnanti.

E l’utilizzo dei libri? In generale si colloca quasi al 5% e nella distribuzione tra secondaria di primo e secondo grado la percentuale si colloca rispettivamente al 1.24% e 0.68%: un 10% nella primaria.Gli esiti richiedono diverse riflessioni che faremo: adesso, però, possiamo sottolineare che una didattica adeguata deve equilibrarsi tra dispositivi digitali, testi e libri.

 Il Futuro

Quando si rientrerà, quale scuola vorreste? Le risposte dei genitori si dividono su tre ambiti: un 30% si orienta ad una scuola come prima e il resto è divisa tra una modificazione parziale (53.5%) e una scuola completamente diversa (11.6%). La distribuzione delle risposte in merito alla modificazione parziale indica un 50.5% della scuola primaria, un 54.4% della secondaria di primo grado e un 6.4% della secondaria di secondo grado. I motivi del cambiamento riguardano l’organizzazione e la collaborazione, l’accoglienza, l’inclusione, a misura degli alunni/studenti, classi meno numerose, scuola sicura e con igiene, innovazione delle modalità di insegnamento, tecnologia come supporto, lezioni in presenza.

 L’EXTRASCUOLA VISTA DA CASA. TEMPO E RELAZIONI

 Il lockdown ha rappresentato indubbiamente una singolare occasione di vivere il medesimo tempo dentro il medesimo spazio per genitori e figli: entrambi hanno vissuto l’impossibilità di avere un tempo proprio, un tempo differenziato anche in base al ruolo e all’età. Per i genitori è stata l’occasione (non semplice) di vivere il tempo dei propri figli. Le possibilità relazionali, le amicizie, la modalità di trascorrere il tempo a casa (prima e dopo il lockdown) dipendono ovviamente molto dall’età degli studenti.

Differenze significative

 Amicizie

Le amicizie dei bambini più piccoli sono spesso le amicizie familiari. Risulta interessante notare che i genitori dichiarano che la quantità di amicizie è inversamente proporzionale al crescere del grado scolastico:

  • il 75,3% della scuola primaria ha molti amici e il 20,6% ne ha pochi
  • il 67,9% della scuola secondaria di I grado ha molti amici e il 28,4% ne ha pochi
  • il 59,3% della scuola secondaria di II grado ha molti amici e il 35,9% ne ha pochi

Questo dato sembra stridere piuttosto significativamente con la frequenza con cui gli studenti (agli occhi dei genitori) riescono a mantenere i contatti con le proprie amicizie:

  • solo il 30,6% dei bambini della scuola primaria mantiene un contatto quotidiano contro il 69,7% degli studenti della scuola secondaria di I grado e addirittura l’81,1% degli studenti della scuola secondaria di II grado.
  • il 59% dei bambini della scuola primari ha contatti solo saltuari con amiche e amici, contro il 27% degli studenti della scuola secondaria di I grado e addirittura il 16% degli studenti della scuola secondaria di II grado.

 Il tempo

“La gestione del tempo” assume connotazioni differenti in base al grado scolastico frequentato dal figlio: se i genitori di bambini della scuola primaria si attestano su valori più alti di difficoltà (il 21,7% risponde convalori tra 8 e 10), i genitori degli studenti della scuola secondaria di I grado che indicano valori elevati di difficoltà sono il 16% e addirittura il 9,9 quelli della secondaria di II grado

La variabile DSA/Disabilità

Più della variabile “grado scolastico” incide però l’eventuale presenza di un disturbo di apprendimento o di una disabilità (che nell’economia di un’analisi complessiva dei dati vengono considerati come un’unica categoria). Risulta infatti interessante notare che:

  • rispetto alle amicizie si evidenzia un calo non indifferente: il 47,5 dichiara che il proprio figlio o la propria figlia abbia pochi amici e addirittura nessuno per il 3%, mentre le percentuali sul dato complessivo rivelavano un 27% di genitori che valutavano poche le amicizie e quasi nessuno che denunciasse l’assenza di amicizie
  • anche il mantenimento delle amicizie durante la quarantena, di conseguenza, assume connotazioni differenti: per i genitori degli studenti con certificazione il 45% mantiene contatti saltuari, dato più elevato di quanto risulta nella media complessiva (38%), mentre il 45% mantiene contatti quotidiani (contro il 56% della media)
  • per quanto riguarda il tempo trascorso in casa durante il lockdown, si evidenzia una maggiore difficoltà nella “gestione del tempo in assoluto” per i genitori di bambini o ragazzi con certificazione. In effetti, il 28,5 dei rispondenti si attesta su un livello di difficoltà piuttosto elevato (con valore da 8 a 10), mentre la media complessiva, sugli stessi valori, si attesta attorno al 17%
  • coerentemente con il punto precedente, anche la “gestione del tempo libero” evidenzia livelli difficoltà differenti: 23,5% dei rispondenti colloca un valore di difficoltà tra 8 e 10 mentre nella media complessiva, si collocava sugli stessi valori il 17%

Il Futuro.

Alcuni elementi complessivi di comunità

I genitori auspicano un territorio già rispondente ai loro desideri e bisogni rispetto a quello che abitavano: il 56,9% vorrebbe la propria città parzialmente diversa, il 14,7 % la vorrebbe addirittura completamente diverso. Un aspetto interessante della comunità di vita riguarda la capacità ella stessa di rappresentare un supporto in un tempo non facile come quello dell’isolamento forzato che abbiamo dovuto vivere da fine febbraio: 1/3 dei genitori che hanno risposto al questionario ha trovato poco aiuto da amici e amiche.

 LE RISPOSTE DEGLI ALUNNI/STUDENTI

Coinvolgere gli alunni/studenti significa ridare la loro voce e la possibilità di esprimere risposte, obbligandoci ad una riflessione. Andando a leggerle, scopriamo che questo tempo assume una ricchezza e una versatilità che il mondo adulto dovrebbe provare a prendere in considerazione.

 In classe prima e durante il lockdown

Star bene in classe prima del coronavirus e la voglia di ritornare nella scuola durante il lockdown hanno avuto in generale risposte positive ma diverse: la prima (Star bene in classe) si posiziona al 88.55%, mentre l’altra (Voglia di ritornare) al 75%. Perché la percentuale si abbassa? Analizzando gli esiti specifici dei gradi delle scuole, si evidenzia che la differenza è dovuta alla scuola secondaria di primo grado con uno scostamento del 16% dalla Secondaria di secondo grado. Fa riflettere che il 90% degli alunni della scuola primaria e secondaria di primo grado riducono la scelta di tornare a scuola.

Le risposte degli alunni/studenti in merito a…

 La didattica alla distanza è un tema analizzato ed è fonte di differenze tra specialisti, insegnanti, pedagogisti, politici… Gli alunni/studenti, invece, non vengono interpellati o solo in parte, mentre questa ricerca ha dato voce agli alunni e studenti. Quali sono le loro risposte alla domanda: “ Cosa ne pensi di questa modalità di interagire con i tuoi insegnanti?” Quali sono le loro risposte?Le risposte degli alunni si suddividono tra positivi (cosa nuova, divertente, interessante … 51.9%) e negativi (gli insegnanti si limitano ad assegnare i compiti, non sono abituati, manca il contatto diretto …46.2%). Tra le risposte positive la maggior parte ha selezionato “la novità”, mentre tra quelle negative emerge “l’assenza del contatto diretto”.La distribuzione delle risposte nella Scuola primaria e Secondaria di primo grado conferma la valutazione in negativo, mentre nella Secondaria di secondo grado si evidenzia una scelta in positivo.

 I compiti

Qualità, quantità. Le risposte degli alunni/ studenti hanno indicato se i docenti hanno modificato modalità, qualità e quantità dei compiti. Domanda: “Come valuti i compiti assegnati dagli insegnanti?” Quali sono le risposte degli alunni? Anche in questo ambito le risposte sono state divise in due aree: ambito del cambiamento (qualità dei compiti) il 26.2% e ambito senza cambiamenti (compiti come prima e soprattutto più compiti) il 72.4%. Interessante sottolineare che le risposte alla domanda “maggior insegnanti assegnano compiti più di prima” troviamo 25.50% nella primaria e 45.4% nella secondaria di secondo grado.

Tempo. Le risposte degli alunni/studenti in merito alla quantità di tempo dedicato per compiti e studio si collocano maggiormente su un’ora, due-tre ore (maggiormente scelta) e tre-cinque ore al giorno. Analizzando la distribuzione delle risposte tra le scuole si colgono delle differenze: la primaria con tempi tra un’ora e due/tre ore con prevalenza di quest’ultime; le secondarie di primo e di secondo grado tra un’ora, tre/cinque ore con prevalenza di due/tre ore dove si rileva una maggior utilizzo di tempo nella secondaria di primo grado.

Presentiamo alcuni dati:

  • nella scuola primaria il tempo dei compiti ha subito un considerevole aumento (il 42% afferma di avere più compiti rispetto a prima)
  • nella scuola secondaria di I grado il tempo dei compiti è sostanzialmente invariato (per il 52% degli studenti) quando non addirittura diminuito (per il 25%)
  • nella scuola secondaria di II grado il tempo il 37% degli studenti considera diminuito i tempo necessario allo studio e il 44% lo ritiene invece invariato.

Gli esiti ci propongono alcune domande: perché quasi la metà degli alunni della primaria necessitano di 2/3 ore al giorno? Per quale motivo gli alunni della secondaria di primo grado utilizzano tempi maggiori rispetto alla secondaria di secondo grado?

 La qualità delle spiegazioni e delle lezioni degli insegnanti è un tema importante in quanto le risposte degli alunni e degli studenti aiutano a comprendere se c’è stato un cambiamento delle spiegazioni/lezioni. Le domande si suddividono in tre aree: “Tutti spiegano diversamente?”, “Alcuni spiegano diversamente?”, “Tutti spiegano uguale a prima?” Gli esiti in generale indicano che sopra la metà degli alunni/studenti si sono orientati verso “Tutti spiegano uguale a prima”; la domanda inerente “Alcuni spiegano diversamente”, presenta una differenza del 10% in meno rispetto alla domanda precedente e solo 1.2% per “Tutti spiegano diversamente?”.  La distribuzione delle risposte presenta, però, differenze tra i gradi delle scuole: la primaria mantiene prevalentemente le spiegazioni/lezioni uguali come prima con il tentativo di “alcuni insegnanti” per una spiegazione diversa (21.2%); la secondaria di primo grado mantiene anch’essa una percentuale superiore alla metà del percentuale ma allo stesso tempo, attiva “alcuni insegnanti” per utilizzare modalità diverse (41.6%); la secondaria di secondo grado, invece, si discosta significativamente dalla primaria. Da sottolineare che tutte le risposte delle diverse scuole verso la domanda “Tutti spiegano diversamente?” sono assai ridotte, un esito che sottolinea la presenza di un problema che frena il cambiamento.

I contatti con gli insegnanti e i dispositivi

 I contatti. Le risposte, inerenti i contatti con gli insegnanti e con quali dispositivi, permettono di cogliere la quantità degli insegnanti che attivano i contatti con gli alunni/studenti e la tipologia dei dispositivi. L’analisi, inerente i contatti, rileva il 60% dell’intervento di “tutti gli insegnanti” e il 34% solo di “alcuni insegnanti”. Analizzando la distribuzione delle risposte tra le scuole si colgono le differenze: la scuola secondaria di primo grado, infatti, ha un numero maggiore di presenze di “alcuni insegnanti” e minore di presenze in “Tutti insegnanti” (53%) rispetto alla primaria e la secondaria di secondo grado che si collocano sopra il 60%. Naturalmente è da interrogarci perché i contatti con gli alunni/studenti non siano attivati da tutti gli insegnanti. 

I dispositivi. Quali dispositivi per i contatti? La scuola e gli alunni/studenti hanno utilizzato prevalentemente le piattaforme digitali con percentuali in crescendo dalla scuola primaria alla secondaria di primo e di secondo grado. Inoltre l’utilizzo del dispositivo Whatsapp direttamente con gli allievi vieni utilizzato prevalentemente dalla secondaria di secondo grado, mentre Whatsapp tramite genitori viene preso in considerazione dalla scuola primaria. Il Registro elettronico viene scelto da un terzo in ciascun ordine di scuola.

Le frequenze degli insegnanti nelle lezioni

Le frequenze permettono di individuare la presenza degli insegnanti nelle lezioni: i dati in generale indicano che le frequenze dei docenti in tutti i giorni si attestano sul 74.4%. Analizzando la distribuzione delle risposte degli alunni/studenti tra le scuole si evidenzia che la primaria ha una bassa frequenza degli insegnanti nelle lezioni di tutti i giorni e una metà della frequenza in “Ogni tanto”, mentre la secondaria di primo e di secondo grado della si collocano tra l’ottanta e il novanta per certo in tutti i giorni. Confrontando le frequenze alle lezioni della primaria e i tempi dei compiti si può ipotizzare che la scarsità delle lezioni viene compensata dai compiti.

  Il futuro

Quando si rientrerà, quale scuola vorresti? Le risposte degli alunni/studenti si dividono su tre ambiti: metà si orientano ad una scuola come prima e il resto è divisa tra una modificazione parziale e una scuola completamente diversa che non supera l’undici per cento. La distribuzione delle risposte indica trequarti della scuola primaria per la posizione tradizionale, un terzo della secondaria di primo grado e una metà della secondaria di secondo grado per una modificazione parziale.  I motivi del cambiamento di quest’ultime scuole secondarie riguardano la collaborazione, l’accoglienza, le modalità di insegnamento, la nuova strutturazione delle aule con pulizia e l’attenzione al territorio (inquinamento…).

 NELL’EXTRA SCUOLA DURANTE IL LOCKDOWN

 Prima della chiusura forzata i bambini della scuola primaria (6-10 anni) utilizzavano il tempo a disposizione privilegiando le attività sportive con il 30% dei rispondenti (da sempre occasioni di incontro mediato da figure adulte), per incontrare gli amici in contesti informali (19%), giocando con i videogiochi (23%) e guardando la TV (15%). Anche i preadolescenti (studenti della secondaria di II grado), privilegiavano le attività sportive (25%), gli incontri informali con gli amici (20%), i videogiochi (24%), mentre la TV risulta aver perso molto del suo appeal per essere sostituita dallo smartphone (10,5%). Gli adolescenti (secondaria di II grado), a loro volta, privilegiavano nettamente l’informalità degli incontri con gli amici (26%), le attività sportive (pur con un calo significativo al 21,5%), la musica (16%) e lo smartphone (15%), mentre TV (6,5%) e videogiochi (13%) vanno ad occupare uno spazio e un’importanza più marginali. Durante il lockdown gli adolescenti evidenziano una capacità di trasformazione delle modalità di trascorrere il medesimo tempo con gli amici, modificando lo strumento e non rinunciandovi. In effetti la grande maggioranza degli intervistati (66%) afferma di avere un contatto quotidiano con gli amici, diversamente da quanto riescono a fare preadolescenti (57,5%) e bambini (16%). L’età incide sulla possibilità di relazioni a distanza sia quantitativamente sia qualitativamente. Risulta infatti evidente che per gli studenti della scuola primaria i contatti con gli amici sono molto più altalenanti quando non addirittura assenti. Con il crescere dell’età aumenta anche la frequenza dei contatti, quasi quotidiana, come detto, per gli studenti della Secondaria di II Grado. Anche le modalità e gli strumenti comunicativi evidenziano differenze significative. Rispetto al tipo di canale di comunicazione gli adolescenti sembrano prediligere nettamente chat come WhatsApp (36,5%) o chat di Social Network (27,5%), mentre i più piccoli prediligono le videochiamate. Rispetto agli strumenti è interessante notare come con il crescere dell’età sembra che la videochiamata perda di fascino e sia meno utilizzata: in effetti è utilizzata dal 48% dei bambini della scuola primaria, dal 32,5% degli studenti della secondaria di I grado e dal 28,5% degli studenti della secondaria di II grado. Quasi nessuno afferma di telefonare.

Quale tempo oltre la scuola?

La chiusura della scuola è coincisa (paradossalmente?) con una privazione del tempo extrascolastico, quasi come se la sparizione di Spider Man comportasse quella di Peter Parker e non il contrario. La scuola occupa di gran lunga la maggioranza del tempo di vita degli studenti, sia in epoca di scuola “in presenza” sia in questa nuova (e transitoria) era di scuola “a distanza”. Quello che resta del tempo in casa è trascorso giocando in famiglia (13%), con i videogiochi (12%) e guardando la tv (11%) per la primaria, al telefono con gli amici (14%) e con i videogiochi (11%) per gli studenti della secondaria di I grado, al telefono con gli amici (15%) e sui social networks (11%) per gli studenti della secondaria di II grado. Quali sono i rischi che si possono intravedere dietro l’occupazione del tempo scuola sconnesso (perché distante) dal tempo personale e sociale? Innanzitutto la possibilità che venga tolto lo spazio alle relazioni (che a scuola si sarebbero generate) e il rischio di dimenticarsi del ruolo catalitico della scuola rispetto alle relazioni, al clima e al contesto sociale.

Quale futuro? (i desiderata di studenti)

Alla domanda relativa ai desideri della città futura, al “come vorresti al tua città”, si sono evidenziati risultati molto diversi in rapporto all’età, frutto sicuramente di una consapevolezza diversa, di una storia e (forse) di un’aspettativa capace (o meno) di fare i conti con lo stato di realtà. I ragazzi della secondaria di II grado si sono disposti tra un desiderio di cambio parziale (45%) del proprio territorio e la conservazione della situazione ante-covid (45%), mentre gli studenti della secondaria di I grado (62%) e quelli della primaria (63,5%) desiderano una città/un paese esattamente uguale a quello che abitavano prima della quarantena