Dis/Ability Critical Race (Dis/Crit)

I Dis/Crit: un modello intersezionale

Beth A. Ferri, 2018 (parte del contributo), DisCrit: l’approccio internazionale nell’educazione inclusiva in Goodley D et al, Disability Studies e Inclusione, Collana Disability Studies Erickson

… Se pensiamo a quanti sono i modi in cui gli allievi possono essere marginalizzati nelle scuole, in base alla disabilità, oppure alla razza, l’etnia, la diversità linguistica o altri marcatori sociali, si capisce come anche le nostre idee riguardo all’inclusione debbano essere ampie e profonde. Dobbiamo coltivare l’abitudine al pensiero multiassiale per spiegare per quali vie gli allievi possano finire per essere considerati nella prospettiva del deficit. Per poter rendere conto di una più ampia gamma di significanti sociali generatori di esclusione e marginalizzazione, dobbiamo chiederci come i marcatori di identità si intersechino con la disabilità, producendo iniquità ed esclusione nelle scuole (Ferri, 2015). Se non si considerano le molteplici forme e manifestazioni dell’esclusione, l’inclusione resterà un progetto incompleto e inefficace.

In quanto strumento per giustificare l’esclusione, le classi separate di educazione speciale sono da molto tempo popolate di studenti appartenenti a gruppi marginalizzati (minoritized):  minoranze razziali ed etniche,  immigrati e indigenti. Fuori e dentro gli Stati Uniti, questi stessi gruppi continuano ad essere sovrarappresentati nell’educazione speciale. Il pensiero monoassiale si è rivelato inefficace per identificare il funzionamento combinato di razzismo e abilismo. Quello che serve è un approccio intersezionale alla gestione dell’esclusione e della marginalizzazione nelle scuole. Il modello intersezionale dei DisCrit (Disability Critical Race Studies) serve ad affrontare l’interdipendenza tra le varie forme di oppressione, che nelle scuole produce forme di iniquità ancora più radicate (Connor, Ferri, Annamma, 2016). Pertanto, i DisCrit puntano a mostrare come il razzismo e l’abilismo siano “processi di normalizzazione interconnessi e collusivi” (p. 14) oltre che reciprocamente costitutivi. Nello sviluppo di questo modello di riferimento abbiamo cercato di mostrare come il razzismo e l’abilismo lavorino in coppia per rinforzare e modellare le nozioni di normalità e bianchezza (whiteness) (si veda Annamma et al., 2013). Poiché volevamo che il modello dei DisCrit potesse essere “adottato” da studiosi, insegnanti e studenti nel loro lavoro, l’abbiamo articolato in una serie di principi che utili a esplorare e chiarire una serie di problematiche e contesti da cui deriva l’interdipendenza fra razzismo e abilismo. In altre parole, abbiamo inteso questi principi come un esercizio che possa servire a noi stessi e agli altri per sviluppare un atteggiamento mentale intersezionale. Per cominciare abbiamo sviluppato sette principi, che riporto sotto, seguiti da alcune riflessioni su un possibile impiego per informare una riforma educativa inclusiva.

  1. I DisCrit studiano come le forze del razzismo e dell’abilismo, circolando in forme interdipendenti e spesso apparentemente scontate, siano il fondamento della concezione della normalità.


In altre parole, come fanno il razzismo e l’abilismo a continuare a forgiare le nostre idee in materia di normalità? Come fanno a influire, operando congiuntamente, sul fatto che certe differenze vengano codificate come deficit e altre vengano considerate irrilevanti o perfino preferibili? Quali allievi vengono percepiti come carenti e quali sono considerati “ordinari”, normali o perfino dotati/talentuosi? Come fanno la razza o l’etnia a influire sulla presunzione che un certo bambino sia a rischio o carente? Infine, che senso ha pensare che alcuni allievi siano “normali” o “ordinari” – non siamo forse tutti diversi l’uno dall’altro?

2. I DisCrit mettono in crisi le nozioni di identità singolari e propongono una concezione in cui gli allievi sono molteplicemente situati e complessi.


Sovvertendo il pensiero binario (di tipo o/o), i DisCrit evidenziano le differenze all’interno dei gruppi. Essi riconoscono che le varie forme di oppressione (e i diversi aspetti dell’entità) sono al contempo simili e distinte le une dalle altre. Ci aiutano a contrastare il raggruppamento dei bambini in base alle differenze percepite e a rimettere in discussione le categorie fisse o singolari, aiutandoci a considerarli tutti individui unici e complessi. Ci aiutano a interrogarci sul perché alcuni aspetti dell’identità sembrino prevalere nella percezione di un bambino. Al contrario, tutti i bambini sono al contempo sia simili agli altri sia distinti da loro, non potendo essere ridotti a un singolo aspetto delle loro identità.

3. Per i DisCrit, la razza e la disabilità sono differenze socialmente costruite e nondimeno cariche di profonde implicazioni per la vita di ognuno.


Nei DisCrit, le disabilità e le differenze razziali non sono considerate innate o biologiche; allo stesso tempo, essi riconoscono sia la centralità dell’identità sia quella dell’appartenenza e dell’orgoglio culturale. I DisCrit  rifiutano il determinismo biologico e allo stesso tempo riconoscono le reali conseguenze materiali della razza e della disabilità, che servono a giustificare l’esclusione, la segregazione e la marginalizzazione. I DisCrit studiano i mutamenti nelle categorie di razza e disabilità in funzione del tempo e dei contesti, evidenziando quanto tali categorie siano arbitrarie e costruite, nonostante si cerchi di farle sembrare fatti reali e oggettivi. I DisCrit ci aiutano a capire che gli allievi sono entità complesse e che non possono essere ridotti ad alcuna delle categorie utilizzate per descriverli.

4. I DisCrit privilegiano il punto di vista di chi “è dentro” (insider).


Privilegiando il punto di vista degli insider, i DisCrit prestano attenzione alle contronarrazioni e alla prospettive divergenti di chi sta al margine, considerandole fonti di conoscenze, competenze e soggettività importanti. I DisCrit riconoscono il valore delle molteplici prospettive dei gruppi oppressi, che sono in grado di controbattere ai discorsi e alle narrazioni dominanti. I DisCrit comprendono l’importanza dello slogan della disabilità, “nulla che ci riguardi senza di noi”, e per questo fanno in modo che le persone più direttamente interessate al nostro lavoro siano rappresentate e coinvolte appieno in quanto produttori di conoscenza. In altre parole, le persone con disabilità hanno il ruolo di esperti della propria esperienza e di collaboratori apprezzati. Per noi è utile comprendere quanto sia importante considerare e valutare le nostre pratiche osservandole dal punto di vista privilegiato dei bambini che hanno un legame più debole con l’inclusione e l’appartenenza. Si sentono inclusi? Si sentono membri a pieno titolo e apprezzati delle nostre comunità scolastiche?

5. I DisCrit prestano attenzione ai contesti giuridici, storici, ideologici e culturali del razzismo e dell’abilismo.


I DisCrit ripudiano l’esclusione in tutte le sue forme, e ricostruiscono come assai spesso le rappresentazioni razzializzate della competenza siano state ulteriormente reificate attraverso il razzismo scientifico, allo scopo di soggiogare e opprimere le persone di colore con le leggi, le politiche, la medicina, la ricerca e altri mezzi ancora. Individuare i lasciti dell’oppressione e del soggiogamento può servire sia a riconoscere le costanti che si ripetono nei vari contesti, sia a scoprire e a coltivare le forme di resistenza più adeguate. Questo ci aiuta a chiederci: come siamo arrivati a questo punto, quali aspetti del passato continuano ancora oggi a contaminare le nostro pratiche? Quali sono i residui di esclusione che dobbiamo continuare a smantellare, anche quando ricompaiono in forme nuove?

6. Nei DisCrit, la bianchezza (whiteness) e la capacità sono forme di proprietà.


I DisCrit ci aiutano a evidenziare come la capacità e la normalità, al pari della bianchezza (whiteness), conferiscano privilegi a coloro che possono affermare di possederle. Ci invitano a domandarci: chi trae vantaggio da questa situazione? In quali modi le pratiche in uso oggi sono state progettate per conferire un vantaggio a certi allievi e uno svantaggio ad altri? Di chi è l’intelligenza (smartness) che viene riconosciuta e apprezzata? Di chi sono i comportamenti che vengono tollerati e giustificati? Chi viene considerato e trattato come un criminale? Di chi è il futuro di cui si ha cura, e di chi è quello che viene tarpato? In che modo la razza e altri marcatori sociali servono a contrassegnare un bambino come cittadino a pieno titolo nella classe, e quali sono i marcatori sociali che servono a relegarne un altro allo status di intruso?

7. I DisCrit promuovono l’attivismo e varie forme di resistenza.


I DisCrit riconoscono la necessità di varie forme di attivismo per mettere in discussione gli immaginari dominanti e il pensiero basato sulla nozione di deficit. Essi riconoscono che dobbiamo sviluppare degli strumenti critici per portare alla luce anche le forme di esclusione sottili e i pregiudizi sommersi che si nascondono nelle nostre pratiche e nel nostro modo di pensare. I DisCrit possono aiutarci a decodificare i comportamenti che potrebbero apparire sconvenienti, ma che in realtà sono un tentativo di comunicare un bisogno di sostegno, appartenenza o inclusione. Quando “leggiamo” il comportamento intendendolo come una forma di comunicazione, possiamo riuscire a capire come bambini che si sentono esclusi, vessati, rifiutati, emarginati o disprezzati possano comportarsi male per opporre una resistenza alle pratiche e agli atteggiamenti oppressivi. Se interpretiamo tali comportamenti come il riflesso delle nostre pratiche attuali, possiamo farci un’idea più chiara di che cosa è necessario migliorare, un’idea più chiara di cosa dobbiamo fare in modo migliore.

Presentando i DisCrit, che attingono da un più ampio lascito di studi e forme di attivismo, ci auguriamo che questo modello si diffonda e sia applicato in modo flessibile e imprevedibile. Più di ogni altra cosa, vorremmo che esso aiutasse altre persone a riconoscere e smantellare le molteplici forme di oppressione esistenti. Presi nel loro insieme, i  talenti dei DisCrit costituiscono uno strumento pensare in modo per riflettere sulla differenza, per comprendere come siamo giunti alla situazione odierna (dove, ad esempio, gli allievi di colore sono presenti in concentrazione particolarmente elevata nell’educazione speciale o nelle classi separate) e per aiutarci a trovare la via di un futuro diverso…