La prospettiva inclusiva, pone domande immediate agli amministratori pubblici quanto agli operatori sociali che determinano le politiche e l’agire dei servizi di welfare sociale.
Qual è, ad esempio, il ruolo dei “servizi” nella costruzione della rappresentazione sociale della disabilità?
In che modo possono orientare, con le loro scelte e indirizzi, l’uso delle risorse economiche e professionali destinate oggi alle politiche in favore delle persone con disabilità?
Che posizione assumono verso il rischio di istituzionalizzazione delle persone con disabilità? E verso i processi di sanitarizzazione dei servizi?
La Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità come interroga le azioni degli operatori sociali?
Qual è il limite e la competenza specifiche delle politiche e i servizi di welfare sociale per la disabilità? Al governo della rete dei servizi? Alla presa in carico delle persone? Al funzionamento delle comunità che vivono nel territorio? E, soprattutto, quale pensiero può generare la progettazione e l’organizzazione inclusiva da parte delle istituzioni e dei diversi attori sociali?Interrogativi che rimandano la riflessione al cambiamento culturale del processo politico che incrocia la politicizzazione della medicina e la medicalizzazione della politica sulla base della teoria bio-medica del deficit individuale; al superamento della neutralità dei contesti e della delega ai servizi e alle figure specializzate come elementi sostitutivi; al recupero della responsabilità da parte della politica e del sociale verso un reale progetto di vita per le persone; ad una prospettiva di reti di comunità dovei servizi possano uscire dal ruolo di controllo sociale e di conferma della standardizzazione del corso di vita per le persone con disabilità.